Il binario, il treno e la pipa: diario di viaggio di un Capotreno
di Genny Magrin
“Scusa, non ho capito bene: in che senso, la Pipa? Ah, si si! Ma perché, ancora c’è questa tradizione?” Domande come questa mi portano a scendere alla prima stazione, mentre un treno ad alta velocità mi passa di fianco e mi scompiglia non solo i capelli, facendomi apparire ancora più arruffata del solito, ma pure i sentimenti. Dunque, se questo è il viaggio che dobbiamo affrontare e questo il treno che dobbiamo prendere, allora forza, tutti a bordo, treno in partenza!
Nell’itinerario del 2024, ecco la prima stazione: Schiavon, “Spiriti di fumo”, dove una storica distilleria Veneta, la Poli, ci apre le sue porte e ci fa vivere una giornata di gusto e di ebrezza, perché no! I partecipanti in effetti sembravano tutti molto contenti e leggeri, un po’ come le nostre nuvole di fumo.
Si riparte ed ecco che già il viaggio subisce un primo colpo: un confratello della Confraternita di Saint Claude, storico Tabaccaio di riferimento nella propria Palermo, se ne va e lascia un po’ tutti cosi, spiazzati. Un po’ claudicanti (si parlo in prima persona), ma il viaggio prosegue: arriviamo in Austria per incontrare le otto Nazioni che hanno preso parte alla manifestazione del Campionato Austriaco: un’occasione per incontrare i pipatori Europei (e non solo) e rafforzare cosi dialoghi e conoscenze.
Procediamo. Prossima fermata: Cagli. I preparativi della Festa della Pipa, la 24ª edizione sono stati un concentrato di sinergie, energie, progetti, contenuti, attività e hanno dato forma all’edizione più bella a mio avviso, dell’ultimo decennio (finalmente!). Tanta voglia di far festa e interagire, conoscere i produttori di pipa, le aziende del territorio ed i loro prodotti gastronomici, gozzovigliare e chiacchierare, sperimentare, conoscere ma soprattutto divertirsi.
Ecco l’essenza di questa manifestazione, che va onorata e portata avanti proprio per lo spirito semplice che incarna, questa passione che trova in tre giorni tanto da fare e da vivere ma soprattutto condividere.
Tutti a bordo, signore e signori, più avanti c’è posto.
Il viaggio procede, altro step, altra stazione e via veloci nella corsa: San Mauro Pascoli. Tra arte, letteratura, storia, artigianato manifatturiero, cultura enogastronomica, anche qui la Festa è assicurata (balletti di insospettabili pipatori inclusi, dei quali ho ancora le prove… ma che non divulgherò, promesso).
Piccola deviazione verso la Mostra del Cinema di Venezia, dove mi attendeva una platea totalmente ignara in merito a quanta arte, bellezza, tradizione ma anche sperimentazione possa esserci dietro un pezzo di legno con un paio di buchi, a quanta umanità convergente possa svilupparsi attorno a questo oggetto piccino, sottovalutato e stereotipato, ingiustamente.
Ma procediamo, ancora oltre: Buttrio in provincia di Udine ci attende e completa gli appuntamenti dell’anno dove la tradizione enologica non si è certo fatta attendere… sempre con la pipa in mano. La prossima fermata ci porta in un paesaggio meraviglioso: la Sicilia ci accoglie sullo sfondo dell’isola di Ortigia: il G7 ci ospita per un percorso lungo la linea del tempo che racconta l’evoluzione della Radica come bene da preservare, fino alla Pipa: risorsa da conoscere.
Questo treno sembra davvero un’installazione alla Tim Burton (perdonate ma oltre ad essere il mio regista e autore preferito, fuma anche la pipa per cui me la gioco in casa). Si procede, destinazione Milano: la riedizione de “Il libro delle Pipe” dove sotto una pioggia battente tutto mi aspettavo, tranne che una galleria piena di persone venute per godersi la mostra e i bozzetti originali di Dino Buzzati, oltre che una presentazione in chiave moderna di come questo storico libro ancora sappia raccontare la pipa in modo surreale e fantasioso, nelle sue innumerevoli applicazioni di infiniti viaggi (alcuni più simili a dei rompicapo, in effetti)
Oh Mammasaura, che corsa!
In tutto questo, assicuro che il capotreno ha lavorato sodo per disporre già il l’itinerario del 2025 e cosa particolare, dicono abbia pure abbozzato lo schizzo del 2026… Questo treno va troppo veloce per non essere lungimiranti.
Mancano ancora poche fermate, i progetti sono definiti e sembra che l’equipaggio a bordo abbia pure delle mansioni e obbiettivi ben precisi (giusto per dire: nessuno vuole fregare nessuno, anche perché non vi sarebbe il tempo fisico per congetture, il capotreno è parecchio esigente, ho sentito): c’è un nuovo Vice (Pasqualino dovrebbe chiamarsi) che sta dietro ad un sacco di penne e dedica il proprio tempo a raccogliere contenuti che possano essere fruibili a tutti. Il Segretario Gigino che funziona egregiamente come un ottimo servizio di customer care.. Zampy, che borbottando come una vecchia locomotiva, predispone nuove strategie di collaborazione e pianificazione eventi. Infine, Grespy, che osserva inesorabilmente tutte le uscite e le magre entrate, mentre cerca di far quadrare il bilancio dell’intero viaggio.
Nuova fermata: avvicinamento alla Pipa! Mettici tanta curiosità e un sacco di dubbi, l’incertezza e un po’ il timore insensato di fare domande sciocche (no, non ci sono domande stupide, sappiatelo…) cosi prende il via una serata nella quale dalla Radica si arriva alla Pipa e ci si confronta insieme, per scoprire che alla fine è solo questione di imparare quelle semplici accortezze, nel mentre cerchi il tuo personale cammino fatto di gusti e preferenze, che nessuno si deve permettere di contestare o giudicare. Benvenuti, nuovi viaggiatori, accomodatevi, i vagoni in fondo sono ancora liberi.
Ultima fermata, signori: Lanuvio, nella città metropolitana di Roma, dove una simpatica crew ha organizzato una giornata dedicata alla pipa per finalità benefica, nella quale la nostra passione ha potuto fare una piccola parte di bene.
E mentre il nostro viaggio nel 2024 volge al termine, ecco, dobbiamo fermarci. Un piccolo vagone che viaggiava unito al nostro treno si stacca e ci abbandona. È qualcosa di… “particolare”, eppure è strano, da fuori questo sembrava un vagone cosi variopinto, solare e vivace… Siamo un po’ smarriti mentre scopriamo quanto ci si possa sentire soli e forse anche un po’ fragili, mentre cerchiamo di far stare bene gli altri creando contenuti, tenendo sempre un modo e un tono educato e moderato.
Capolinea, signore e signori. È qui che si chiude questo 2024: qui, dove ci troviamo a fare il resoconto di un anno fulmineo mentre troppo spesso perdiamo il senso e il valore di quanto sia importante la nostra vita e lo stare bene con se stessi, prima degli altri. Eppure questo non viene compreso troppo spesso.
Ecco il capotreno apre tutti i vetri scorrevoli e libera questo senso di impotenza che diventa farfalla, mentre la luce entra nel vagone che nel frattempo si riempie di viaggiatori incuriositi e accomunati dallo stesso senso di smarrimento, che hanno capito quanto sia essenziale far tesoro di una passione che può divenire forza positiva, per degli obbiettivi che intorno a questa cultura ci ruotano davvero e che, alla fine, questa pipa cercano di valorizzarla.
Buon 2025 a voi: con il regalo più bello che si possa fare a chi si ama: il proprio tempo. L’ascolto, quello vero, degli altri e la volontà di prendersi per mano, nonostante le cose spesso non vadano come prospettato e le situazioni spesso volgano a dei risvolti imperfetti. Mentre accade tutto questo, rendiamoci conto di quanto la nostra vita sia piena e pulsante, vivace e attiva. Avanti dunque al nuovo treno di questo 2025: dalla stazione dicono che, salutato quello del 2024, è già pronto e in arrivo al binario 9 e ¾. Tutti a bordo, signore e signori, più avanti c’è posto.
Il Capotreno, Genny.