Dite a Cagli che l’amo: le pagelle della 24ª Festa della pipa

di Pasquale Amoruso

Si è conclusa da poche ore la 24ª Festa della Pipa di Cagli e quella di quest’anno rischia di essere stata la migliore edizione di sempre, con buona pace di detrattori, rosiconi e volpi affamate d’uva… oh, quanno ce vo’, ce vo’.

Come al solito, e magari giustamente, qualcuno di voi obietterà: “Facile dire che è venuta bene, quando si scrive sul sito di chi l’ha organizzata”. Il punto è che questa festa è stata così bella e ha soddisfatto così tante persone che non abbiamo bisogno di convincervi che è stata fantastica. Se c’eravate, sapete che è la verità e se non c’eravate, be’, peggio per voi.

Tuttavia, siccome siamo personcine magnanime, lasciateci tirare un bilancio un po’ più dettagliato dell’edizione appena conclusa, vediamo un po’ di “Top e Flop” e pubblichiamo qualche pagella della 24ª Festa della Pipa di Cagli. Piccola premessa, queste pagelle sono frutto dell’opinione personale di chi scrive e non rappresentano assolutamente il pensiero dei vertici del Pipa Club Italia, né delle personalità coinvolte nella realizzazione della Festa.

Gli espositori. Voto: 9
Quest’anno erano 53 gli espositori, tra artigiani, industrie e rivenditori, per quasi cento metri di tavoli di esposizione (rispetto ai 40 metri dell’anno scorso), ed è un record.
Qualità: La qualità dei tavoli e delle pipe esposte quest’anno era veramente, veramente alta, rispetto agli anni scorsi a parità di espositori, il che non vuol dire che gli anni precedenti c’erano artigiani fetecchie e quest’anno quelli bravi, ma che abbiamo visto migliorare la produzione di alcuni artigiani già presenti nelle scorse edizioni. Particolare menzione per Andrea Era, alias In Fumo Veritas, e Dario e Anna Sgreccia, alias Leo Pipe, già bravissimi negli anni passati, ma che quest’anno ci hanno lasciati veramente stupiti con un miglioramento nella qualità davvero notevole, ma non sono i soli. Questo innalzamento della qualità media è un merito tutto degli artigiani, non certo degli organizzatori. 
Respiro Internazionale: Cresciuto anche il numero degli espositori internazionali, con nomi illustri provenienti da tutta Europa e America, come Tom Eltang, Chris Asteriou, Rafael Arzuaga, Smokingpipes, hanno reso il respiro dell’esposizione molto più internazionale.
Largo ai giovani: Da ultimo, insieme ai mostri sacri dell’artigianato pipario italiano, come Grenci o Pascucci, è bello vedere tantissimi artigiani giovani ma molto talentuosi e soprattutto innovativi, quali Ambrosi, Bozzi, Brentegani, Sottocasa (in ordine rigorosamente alfabetico) e altri.
Voto 9, e non 10, di incoraggiamento, perché si può sempre fare meglio.
Top: la qualità delle pipe esposte, in media molto alta.
Flop: niente pipe in omaggio.

Savinelli e Smokingpipes. Voto: Giubileo Oro
La presenza di due realtà quali Savinelli e Smokingpipes, l’una storica e solida azienda piparia italiana, l’altro colosso della distribuzione, entrambi operanti in tutto il mondo, ha impresso alla festa maggior carattere e l’ha resa più versatile e “fruibile” a più categorie di partecipanti.

Savinelli: La dottoressa Sonia Rivolta, c.e.o. di Savinelli S.r.l. si è dimostrata una persona estremamente competente e un amministratore lucido e consapevole di quale sia il bene per l’azienda che dirige. Nella sua battuta alla domanda se lei fumasse la pipa: “Per vendere, fumo anche la pipa”, si legge la determinazione di una donna che sa cosa il suo acquirente vuole e cosa deve dargli.
Insieme ad Alvise Peltrera, national sales manager di Savinelli, si sono resi disponibilissimi, sia al banco espositivo che da relatori nei momenti dedicati, a fornire informazioni su qualsiasi aspetto della produzione di Savinelli in generale e sulle pipe esposte in particolare, rapportandosi con una cordialità e una confidenza estremamente accoglienti. Sentire il responsabile delle vendite esordire con la frase: “Guarda, premesso che questa a me non piace”, parlando di una pipa Savinelli su cui un visitatore stava chiedendo informazioni, ti fa capire che non stanno lì solo per vendere, ma per tentare di comunicare la loro personale visione dell’azienda, per farla amare ai fumatori di pipa quanto la amano loro.
Smoking Pipes: La presenza di Smokingpipes ha rappresentato, oltre che una novità per i visitatori, anche un’occasione commerciale per gli artigiani, attraverso colloqui b2b con i pipemaker interessati, per intrecciare collaborazioni commerciali. Questa operazione ha di fatto amplificato le possibilità di guadagno e di crescita per gli espositori, nella speranza che gli oltre venti artigiani che hanno sostenuto il colloquio possano tutti avviare una proficua collaborazione con il distributore.
Top: Sonia Rivolta.
Flop: non rilevati.

Gli eventi del Pipa Club Italia. Voto: (4c–6d)2=16c2–48cd+36d2
Un programma fitto e variegato di offerte, dai momenti culturali a quelli goderecci, dai workshop di settore all’aperitivo in piazza, dalla colazione con degustazione di caffè e tabacco fino alla cena puramente godereccia, e poi le collaborazioni con l’accademia scacchistica, Confartigianato, La Via Maestra, la pro loco, i banchetti di prodotti tipici alimentari e di artigianato locale, le convenzioni per dove mangiare, dove dormire e dove parcheggiare, il PCIT ha pensato veramente a tutto e si è fatto in 16, mancavano solo i bagni chimici e, mi permetto di dire: meno male.
Top: il workshop sulla radica che mi ha spiegato che la radica c’è e il cocktail a 5 euro.
Flop: i problemi tecnici che ritardano l’inizio degli appuntamenti.

La contro-esposizione: voto 6–
Mi costa dire quello che sto per dire e me ne assumo la paternità e responsabilità.

Le polemiche che purtroppo hanno preceduto questa edizione della Festa della Pipa, da parte di alcuni artigiani, si sono poi concretizzate in una forma, diciamo così, passivo/aggressiva, durante i giorni della manifestazione. Un piccolissimo gruppo di artigiani, in disaccordo con il Pipa Club Italia e la sua gestione della Festa, ha organizzato una esposizione parallela delle proprie pipe a poche decine di metri dalla piazza dove si svolgeva la festa.
Ora, premesso che il Pipa Club Italia non guadagna alcunché da ogni espositore, non prende la stecca per ogni pipa venduta, riscuote solo una piccola quota per l’utilizzo del tavolo (50€ al metro), che non si intasca nemmeno, mi domando a chi abbia nociuto questa contro-esposizione.
Tutta l’operazione rischia di passare per una scena alla Nanni Moretti: “Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”.
Personalmente ritengo che se si è in rotta e si vuole manifestare contro l’organizzatore è bene non partecipare affatto, piuttosto che venire, come tutti gli altri artigiani, allestire il proprio banchetto, come tutti gli altri artigiani, solo farlo più lontano, in disparte, non godendo appieno dell’affluenza di visitatori dell’esposizione ufficiale. Anche perché, posto che, come detto, il PCIT non percepisce nulla da loro come anche da tutti gli altri, mi sorge il dubbio che, esponendo di fatto anche loro a Cagli, abbiano comunque contribuito involontariamente al successo della manifestazione che stavano boicottando.
Qual è il senso? “Cagli fa schifo ma è un occasione troppo ghiotta per non esserci”? Sul serio, la mia non è una domanda retorica, ma vera curiosità.
Top: le storie su Instagram dell’esposizione segreta.
Flop:
la figura che ci fa la pipa italiana.

La città di Cagli: voto +.
Dall’amministrazione comunale di vedute aperte, ai commercianti cordiali e disponibili, alla pro loco attiva e partecipativa, fino agli operai e gli operatori di sicurezza solerti, l’intera città di Cagli è davvero l’espressione dell’accoglienza e della collaborazione e fidatevi di chi ha organizzato un evento simile in altre città d’Italia, quando vi dice che tutta questa collaborazione, da parte di tutti questi agenti, non è così comune altrove. La passione di Cagli per la festa della pipa è tale che a volerla spostare pari pari in un’altra città, non sarebbe la stessa cosa.
Top:
La crescia farcita a 7€
Flop:
la signora che, vedendo il mio amico Enzo camminare nella sua direzione, ha finto di soffocare per il fumo della sua pipa, a 10 metri di distanza e stringendo una sigaretta elettronica in mano.

That’s all, folks! Potrei continuare a spagellare all’infinito su tante cose ma, come al solito, ho già piombato. A chi non c’è stato quest’anno dico: l’anno prossimo venite anche voi. Non sapete cosa vi perdete.

Ah, Post Scriptum,
indovinate un po’, nessuno ha rotto l’anima per il cartellino “Venduta” e qualche artigiano è persino riuscito a prendere commissioni per realizzare a un acquirente una pipa non in vendita.