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Dimmi come fumi e ti dirò chi sei: le essenze, i materiali e il rapporto coi tabacchi

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di Massimo Teolato

Premetto che queste mie riflessioni sono prevalentemente soggettive e che, quindi, potranno non essere pienamente condivise da parte del fumatore di Pipa, sia egli un neofita o piuttosto un pipatore navigato. D’altronde, ognuno ha un proprio palato che sente gusti e aromi diversi da ogni altro. Oltre tutto, non è mai saggio generalizzare un concetto, soprattutto nel caso in esame, ma penso che sia comunque utile cercare di fare un po’ di chiarezza sulla resa dei vari materiali con cui può essere prodotta una Pipa (già confrontare due ciocchi di radica è arduo, figuriamoci legni o materiali diversi).

La Pipa in radica
Come a tutti noto, nel mondo moderno la Pipa in radica (erica arborea) è senza dubbio il materiale legnoso più utilizzato in assoluto per la produzione delle nostre amate Pipe.

In estrema sintesi, la Pipa in radica è una “tuttofare” e uno strumento di fumo valido per tutti gli usi e occasioni. Essa contribuisce in maniera positiva alla fumata donando al tabacco il proprio gusto, terroso, legnoso e, per certi versi, caratteristico, che integra il buon gusto del tabacco ivi consumato.
.9In ogni caso, proprio per questo suo fondamentale contributo, la ritengo superba se si consumano miscele di classico gusto inglese, mentre è comunque molto buona se si prediligono le miscele di Virginia o a base di Virginia.
Non esiste una miscela di tabacco che proprio non sia compatibile con la Pipa in radica.

La Pipa in schiuma di mare
Al contrario della radica, questo materiale non contribuisce molto al gusto del tabacco, mantenendosi abbastanza ininfluente sul medesimo. Pertanto, una miscela ivi fumata non riceverà alcun contributo effettivo e rimarrà tutto sommato fedele alle proprie caratteristiche organolettiche.

Proprio per questo motivo, ad esempio, ritengo che la Pipa in schiuma di mare sia poco adatta a fumare le famose English Mixtures, dato che il notevole contributo che il legno di radica ripercuote sulle stesse, rendendole assai complete e rotonde, rende quest’ultimo materiale assai più piacevole rispetto alla schiuma di mare.

Se da un lato, però,  non aggiunge alcun proprio sapore al tabacco, dall’altro, in un certo senso, lo prende, ma questo è tutt’altro che un difetto. La schiuma di mare, infatti, ha la proprietà di smorzare alcune note acidule e aspre, risultando ottima con determinati aromatizzati, come, per esempio i saponati, o con alcune miscele di tabacco “grezzo” (tipo il Semois, il Forte, il Comune, ecc.) o miscele di tabacco che hanno come base degli zuccheri intensi (ad es. alcuni tipi di Virgina) o comunque un deciso carattere (Kentucky), che arrotonda e rende meno aggressivi.

In estrema sintesi, non ritengo la Pipa in schiuma di mare una “tuttofare”, ma se viene utilizzata con certi tipi di tabacco, la sua resa può essere anche superiore alla radica.

La Pipa in ulivo
Certamente ci troviamo di fronte a un materiale molto bello e invitante, con l’unica vera controindicazione nel suo peso. Infatti l’ulivo è un buon legno che resiste bene alle alte temperature (anche se meno della radica) ma ha un peso molto più importante rispetto alla radica.

In ogni caso, essendo un legno, anch’esso contribuisce in maniera decisa al gusto del tabacco fumato. L’apporto che l’ulivo dona al tabacco è senz’altro più dolce rispetto alla radica anche se imprime al comburente un retrogusto lievemente amarognolo e oleoso.
Quindi, la fumata è senz’altro piacevole e zuccherina ma con note oleose che enfatizzano le miscele un po’ scarse di zuccheri quali alcuni tipi di virginia, il Kentucky, gli orientali. In ogni caso, la dolcezza che emana consiglia di evitare le English Mixture che sono e rimangono retaggio della radica.

La Pipa in corbezzolo
Questo materiale, a torto, non è molto conosciuto e comunque rimane pochissimo utilizzato per produrre una buona Pipa.

Personalmente ritengo la Pipa in corbezzolo un’ottima compagna di fumate perché dona al tabacco una dolcezza importante, senza incorrere nelle sfumature più oleose dell’ulivo.

Con la Pipa in corbezzolo si possono quindi enfatizzare gli zuccheri di certi Virginia, quanto donare una inaspettata dolcezza ai vari Kentucky e Orientali. Dall’altro lato, però, se può accettare di sposarsi con un buon Semois togliendogli un po’ del suo attributo più grezzo, non si sposa per nulla con una buona English Mixture dal gusto amarognolo in quanto si attiverebbe un bel conflitto da dipanarsi sul ring della boxe.
Infine, il corbezzolo è forse meno consigliabile a chi tira come un mantice perché non ha la stessa capacità di affrontare le alte temperature come la radica.

La Pipa in terracotta
Essendo un materiale inerte, non teme il calore ma non contribuisce in alcun modo al gusto del tabacco (un po’ come detto per la schiuma di mare). In essa, quindi, si può fumare un po’ di tutto e non ha grandi controindicazioni se non quella di scaldare parecchio, a meno che non si fumi una Pipa con doppia camera (anziché a singola parete). Solitamente la uso per testare il vero gusto e carattere di una miscela o tabacco, proprio in quanto non si “intromette” in alcun modo, persino meno che la schiuma di mare.

La pipa in “morta”
Questo è un materiale molto in voga alcuni anni orsono e, in parte, ancora oggi. Trattasi di legno antico, fossilizzato, che contribuisce pochissimo al gusto del tabacco ma un pochino di più rispetto alla schiuma di mare e alla terracotta (o argilla).

Così come queste due ultime, si addice un po’ a tutti i generi di miscele o tabacchi tranne, forse, che per le English Mixture che, pur ricevendo un qualche lieve contributo nel gusto, rimangono comunque appannaggio della più conosciuta radica.
Personalmente possiedo alcuni esemplari di Pipe in morta, ma sono così diverse tra loro che non me la sento di dare un giudizio approfondito e consapevole.

Conclusioni
In questa breve riflessione ho volutamente omesso di individuare altri tipi di materiali quali, a solo titolo di esempio, la ceramica, il bosso, il ciliegio, il pero, ecc. in quanto lo spazio a disposizione non consente ulteriori indicazioni. Così come, per lo stesso motivo, ho dovuto restringere al minimo sindacale le mie impressioni sui materiali qui illustrati.

Per concludere, quindi, spero di aver tracciato sommariamente le linee guida per la scelta di una Pipa sulla base di ciò che ciascuno di noi predilige in fatto di tabacchi: consapevoli, come citato in avvio, del fatto che ogni generalizzazione è censurabile e fuorviante.
Ma tant’è, per un novello pipatore, forse, questo mio contributo potrà risultare utile.