L’Unico Anello e la pipa di Bilbo: il ruolo della pipa nelle opere di J.R.R. Tolkien

di Pasquale Amoruso
In tutta la letteratura mondiale, ci sono due autori che hanno celebrato la pipa. Due scrittori, fumatori di pipa e cari ai fumatori di pipa, perché hanno fatto della loro passione per questo oggetto un filo rosso nelle loro opere. Stiamo parlando di Simenon e Tolkien, ma oggi ci soffermiamo sul professore: John R.R. Tolkien.
Della sua vita e di quanto sia stata ricca di avventure ed esperienze lasciamo che parlino le molte biografie a lui dedicate. Noi pensiamo alla sua pipa. Il professore, infatti, era un vivace e appassionato fumatore di pipa e, come per Simenon, anche per Tolkien la pipa è saldamente incastonata nelle sue opere e ricopre un ruolo importantissimo. I buoni la fumano e ne decantando le doti, i cattivi la disprezzano. “La passione per l’erba-pipa dei mezzuomini ha annebbiato il tuo giudizio”, critica Saruman, rivolgendosi a Gandalf.
La pipa e il tabacco sono così importanti e presenti nell’opera del professore che la pipa di Bilbo, ne Lo Hobbit, lo aiuta a sostenere l’impatto col potere malvagio dell’anello, quando lo trova nella caverna di Gollum.
“Avanzò strisciando per un po’, finché improvvisamente la mano andò a sfiorare
per caso qualcosa che al tatto sembrava un sottile anello di metallo freddo, giacente sul fondo
del tunnel. Bilbo era a un punto cruciale della sua carriera, ma non lo sapeva. Si mise in tasca
l’anello quasi senza pensarci; in quel momento sembrava che non potesse servire a niente di
particolare. Non andò molto avanti, ma si sedette sul pavimento freddo abbandonandosi alla
più completa disperazione. Pensò al Bilbo che friggeva uova e pancetta nella sua bella cucina
a casa, perché poteva sentire dentro di sé che era ampiamente ora di mangiare qualcosa; ma
questo lo rese soltanto più infelice.
Non era in grado di pensare al da farsi; né tantomeno era in grado di pensare a quanto era
successo; o perché fosse stato abbandonato; o perché, se era stato abbandonato, gli orchi non l’avessero catturato; e nemmeno perché la testa gli facesse tanto male.
La verità è che era rimasto a lungo steso per terra immobile, in un angolo buio, invisibile e
incosciente.
Dopo un po’ di tempo cercò a tastoni la pipa. Non si era rotta, e questa era una bella cosa. Poi
cercò la borsa del tabacco, e ce n’era ancora un po’, e questa era una cosa ancora più bella.”
(J.R.R. Tolkien, Lo Hobbit, 1937)
Bilbo è solo, si è distaccato dal gruppo e per caso trova l’Unico Anello che subito esercita il suo influsso negativo sul piccolo hobbit. Non appena lo mette in tasca, infatti, una fredda disperazione lo invade al punto che non riesce più a procedere ed è costretto a fermarsi. L’oscuro potere dell’anello lo sta rapidamente assalendo: gli fa male la testa, non riesce a pensare, le cose che prima gli davano gioia e speranza, come il cibo, adesso lo rendono ancora più infelice. Bilbo sta per soccombere al potere dell’anello e a questo punto cosa fa? Cerca la sua pipa.
Un gesto abitudinario, banalmente per calmare i nervi. La trova nella sua tasca, è intera e questo dirada le tenebre, la pipa gli restituisce una piccola gioia, contrasta il potere dell’Oscuro Signore. Poi cerca la borsa del tabacco, la trova e la gioia aumenta.
Il potere dell’anello di Sauron è forte, ma anche la pipa di Bilbo non scherza.
Se analizziamo questo passaggio a un livello più profondo, come l’anello, anche la pipa è un piccolo oggetto di scarso valore e di uso comune ma è l’essenza del bene: sintetizza la bontà della vita che vale la pena difendere e preservare, a differenza dell’anello che è l’essenza del male.
Da un lato l’anello di Sauron, dall’altro la pipa di Bilbo Baggins sono le rappresentazioni dei concetti assoluti di Male e di Bene. 
Potete approfondire questo tema, se vorrete, nel libro Smoking pipe in the Middle Earth, di Mark Irwin.
La pista della pipa nel corpus delle opere di Tolkien non si limita a questo. Esiste addirittura un trattato (uno pseudobiblum di cui si leggono alcuni estratti nella trilogia), intitolato “L’erborista della Contea”, scritto da Merriadoc (Merry) Brandibuck, in cui lo hobbit descrive nel dettaglio le tre principali tipologie di tabacco esistenti nella contea: Foglia di Pianilungone, Stella del Sud, Vecchio Tobia, accennando anche ad altre varietà minori. È questo un trattato storico, naturalistico e contemplativo sul tabacco della Terra di Mezzo, paragonabile al nostro “Tabacco per la mia pipa” di Bozzini. Per anni, studiosi e appassionati di pipa e di Tolkien hanno cercato di identificare queste tre tipologie di tabacchi ma, ad oggi, una corrispondenza specifica con le varietà a noi conosciute non è ancora stata stabilita con certezza.
Poco importa determinare certe corrispondenze, capire a cosa corrisponde una varietà, a cosa corrisponde un’altra. “Quando sei in dubbio, Frodo, affidati al tuo naso”.