Follow us

L’insostenibile leggerezza di Cagli. L’affaire del cartellino “Venduta”

image_pdfimage_print

di Pasquale Amoruso

Ah, Cagli! O meglio, la Festa della Pipa di Cagli! Il mio amico Vito dice che è come: “Il Natale per gli appassionati di pipa”: è una festa di tre giorni, ti fai un regalo, vedi gli amici e c’è una bella atmosfera allegra. Be’, non posso dargli torto, La festa della Pipa di Cagli è effettivamente questo, ma non solo. Cagli è un bagno di sangue.

Siamo alla 24^ edizione e ogni anno suscita sempre grande attesa e curiosità: “Chi viene quest’anno? Che novità ci sono? Oh, dice che quest’anno espone pure Mastro Pateterno!”.
Come ogni grossa manifestazione che si rispetti, con tanti interessi in ballo, la festa di Cagli, però, è da sempre, da sempre, checché se ne dica, oggetto di polemiche, malumori e storture di naso e l’edizione di quest’anno pare abbia fatto spostare più di un naso sulla nuca del proprietario. La benedetta questione delle pipe vendute che restano sui banchetti.

Essenzialmente la festa di Cagli va vista da due prospettive principali differenti: quella di chi partecipa per passione e quella di chi ci viene per lavoro e sono sacrosante entrambe, poco conciliabili, ma sacrosante.

Chi ci viene per passione, i visitatori, i collezionisti, spera di fare l’affare del secolo, di comprare a un prezzo stracciato la pipa bella. Vengono per chiacchierare con gli artigiani, trovare gli amici, fare qualche esperienza nuova e sperano di recuperare qualche gadget. Soprattutto vengono per le pipe, per vederle dal vivo, tenendole in mano e non in foto, quello possono farlo col cellulare, dal divano di casa. C’è chi si fa 900 km per venire a Cagli e questa è la passione per la pipa, quella che fa muovere una persona da Reggio Calabria, da Messina, per partecipare alla festa. Immaginate se arrivasse a Cagli il sabato pomeriggio e trovasse i banchetti vuoti o peggio ancora, che so, le foto delle pipe al posto delle pipe vere.

Dall’altro lato ci sono i lavoratori del settore, gli artigiani, le industrie. Anche questi partecipano per fare affari ma, a differenza degli appassionati, con una tensione maggiore: una festa della pipa “negativa” vuol dire nel migliore dei casi un mancato guadagno, nel peggiore una perdita economica. In più, laddove ci sono tantissimi artigiani che vivono la pipa con la stessa passione di chi le acquista, ce ne sono alcuni che realizzano pipe ma potrebbero produrre qualsiasi altra cosa, sarebbe lo stesso: per loro è lavoro ma non per questo le loro esigenze e le loro preoccupazioni sono meno importanti: quanto più riescono a vendere, più sfamano la famiglia, che gli vuoi dar torto?

Tra queste due prospettive ci sono quelli del Pipa Club Italia, organizzatori dell’evento, che devono tenere contenti gli uni e gli altri, possibilmente senza impazzire. Lo so, è facile fare i cerchiobottisti quando il pulpito da cui si parla è il sito del Pipa Club Italia, ma il ragionamento portato avanti con la famigerata norma del cartellino “Venduta” è proprio quello di favorire gli uni e gli altri.

Certo, il fumatore di pipa è passionale, lui vuole subito la pipa che ha acquistato, la brama come fosse l’Unico Anello, ma quella pipa è già sua, solo che lasciandola sul banchetto concede ai suoi “confratelli di pipa ritardatari” di ammirarla e, perché no, magari di ordinarne all’espositore una identica (non a caso si chiama “Mostra-Mercato” e non solo “Mercato“). Ed ecco l’utilità per gli espositori: perché permettere ai visitatori di svuotare il banchetto e limitare il guadagno degli artigiani ai soli pezzi unici che riescono a vendere, quando lasciandole sul tavolo per qualche ora in più si può permettere di vendere la stessa pipa una seconda, una terza volta a chi la vede e se ne innamora? “Questa non è disponibile, ma te la faccio uguale e in pochi giorni è a casa tua“.
Perché alla fine il fulcro della festa non sono né i visitatori, né gli artigiani. Il fulcro è la pipa e l’emozione che suscita. Il fulcro è diffondere la cultura piparia.

Poi, è chiaro, venditore e compratore vi regolerete come meglio riterrete entrambi, ma soffermatevi entrambi un attimo a pensarci…

Insomma, questo è quanto. Per il resto non so se la Festa della Pipa di Cagli sia come Natale. Direi, più che altro, è un po’ come il Festival di Sanremo: tanta attesa per sapere chi sono gli artisti che si esibiranno, curiosità per gli ospiti internazionali e nessuno che conosce le nuove proposte. Tante polemiche, tutti che dicono che non lo vedranno ma poi alla fine fa il record di visitatori. Io spero di vincere il premio della critica.